Société des Missions Africaines – Province d'Italie
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né le 01 novembre 1939 à Ponti sul Mincio dans le diocèse de Bergame (Italie) membre de la SMA le 30 juin 1962 prêtre le 6 janvier 1963 décédé le 15 octobre 2007 |
1963-1968 Gênes, doctorat en sciences naturelles décédé à Genova, Italie, le 15 octobre 2007, |
Père Giacomo BARDELLI (1939 - 2007)
Etnologo pratico
Per un mese ho fatto l’autista a P. Giacomo che si era fatto male ad una mano, Un giorno lo accompagno in un villaggio assieme al catechista a François Koffi Murufié di Tanda. Durante la celebrazione della Messa in una piccola cappella di paglia, François dice ai fedeli : ecco il fratello maggiore (rivolgendosi a P. Giacomo) che indica il cammino al fratello minore. Effettivamente in un mese P. Giacomo, con pazienza e carità fraterna, mi ha insegnato quanto egli aveva appreso in un anno, sugli usi, costumi e tradizioni del popolo Koulango. La sua grande preoccupazione era visitare i villaggi, incontrare la gente, dare la catechesi ai catecumeni, imparare e parlare la lingua e tradurre la Parola di Dio nelle lingue locali.
Amico anche dello stregone
Amico di tutti , anche dello stregone Kpalissé di Tjédio, il quale accettava che il padre partecipasse alle sue danze, ma non voleva essere disturbato quando “consultava”. Soffriva di reumatismi e chiedeva medicine al padre, il quale ogni volta che andava nel villaggio per incontrare i catecumeni e i cristiani, gliene portava. Erano diventati due amici per la pelle!. Un giorno P. Giacomo gli disse: “ Quest’anno devo rientrare in Italia e mi darai un ricordo?. La tua maschera,per esempio. Ah questa no,è il mio tutto, essa mi fa vivere! Però guarda, prima che tu parta, ti darò una copia di questa maschera“.
Difatti fece scolpire una maschera, la mise in terra per un mese, perché prendesse forze poi la regalò al padre. P. Giacomo fu commosso di quel gesto e conservò prezioso quel regalo, lo mise in un baule di ferro assieme a dei tessuti tradizionali che la gente gli aveva regalato. Al momento di partire per l’Italia P. Giacomo venne a trovarmi ad Abidjan, aprimmo il baule ed ecco i tessuti erano marciti a causa della grande umidità e fummo costretti a buttarli, mentre la maschera che era mal ridotta e cominciava a perder alcuni denti decidemmo di tenerla ed il sottoscritto la trasportò in Italia via nave. Al mio arrivo a Genova il P. Giacomo fu contento di ricuperare il prezioso regale e si rivolge ad una antiquario per poterlo restaurare. Ora la maschera r si trova nel nostro museo.
“Un uomo mangiato dagli altri”
Negli anni ‘80 il sottoscritto e P. Giacomo partecipammo ad un corso di esercizi spirituali in Francia, tenuto da P. François Varillon, che P. Giacomo ha definito i più belli della sua vita. In un insegnamento il predicatore ci parlò dei dieci verbi della carità, tra i quali: “Saper rifiutare, saper dire no”. Terminata la Ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: Questo verbo fa per noi, perché ci eravamo accorti che il ritmo delle attività della missione non ci permetteva più di respirare, eravamo sommersi da richieste di ogni genere. Forti di questo verbo abbiamo messo dell’ordine nel nostro modo di vivere il quotidiano e di gestire gli interventi di promozione umana.
Nato a Ponti sul Mincio (MN), diocesi di Verona, il 1-11-1939, il 15 ottobre 2007 entra nella gioia del suo Signore
“Ho combattuto la buona battaglia fino alla fine,
ho terminato la mia corsa, ho mantenuto la fede“ (2 Tm 4,7).
P. Eugenio Basso, SMA
Dall’Omelia di P. Lionello ai funerali a Melegnano
La nostra recente assemblea provinciale è stata riassunta con una frase che racchiude il nostro cammino per il futuro: “gli occhi bagnati di risurrezione”.
E’ un invito a vivere la realtà presente con lo sguardo rivolto a tante situazioni dolorose che il cristiano e il missionario deve assumersi, ma è anche un invito , specie in questi momenti di lutto, o di situazioni penose personali o comunitarie, ad avere uno sguardo di fede nella certezza che il Cristo risorto è e sarà sempre il Padrone della storia e che sa trasformare ciò che apparentemente è “stolto per il mondo” in una vittoria della vita sulla morte.
Giacomo è entrato nel seminario di Bergamo, prende contatto con la SMA di Genova nel 1957 e dopo gli esami di maturità nel seminario diocesano di Bergamo è inviato in Belgio per l’anno di spiritualità. Terrà sempre e ovunque si trovi i contatti con i suoi compagni di seminario che lo hanno ripagato con la loro amicizia e il loro aiuto.
1. P. Giacomo era sensibile a questi segni di amicizia profonda e sincera che ripagava con le sue visite e le sue preghiere.
Con i suoi confratelli della SMA aveva bisogno di questa amicizia per una vita serena di consacrazione a Dio e ai fratelli, amicizia in un clima di famiglia, come lo aveva vissuto con i suoi famigliari.
Uomo di compagnia, gentile, affabile e pieno di gioia contagiosa, amava sdrammatizzare anche nelle situazioni critiche e difficili. Un vero gentiluomo, dicevano in molti.
2. P. Giacomo credeva e teneva molto soprattutto alla vita di comunità, come famiglia dei discepoli del Signore in cui l’amore scambievole è segno della presenza del Risorto. In una sua lettera del 1998 scriveva: “Ho sempre sentito la mia famiglia religiosa molto vicina e non ne sono mai rimasto deluso, anche nei momenti in cui sembrava in crisi; anzi in quei momenti, l’ho portata di più nella mia preghiera invece di criticarla e di prenderne le distanze” (11-9-’98).
3.“Un uomo per tutte le stagioni”.
Aveva grandi doti naturali di intelligenza, era un lavoratore stancabile, servitore appassionato della Missione di Cristo nella Chiesa missionaria; doni che ha ereditato dalla famiglia, dal padre e dalla madre e dalla convivenza con le sorelle e dai due fratelli : aveva un carattere buono, comprensivo, attento alle persone, affinato dalla vita in comune di preghiera e di condivisione alla maniera evangelica.
E’ stato per noi un esempio di correttezza e di fedeltà, di delicatezza e di rispetto per l’altro, soprattutto sempre pronto ad accettare ciò che i superiori gli proponevano come missione intesa come servizio. ll suo motto che amava ripetere era questo: “pourvu que le Christ soit annoncé, basta che il Cristo sia annunciato”.
4. La sua disponibilità al servizio l’ha visto impegnato in numerosi compiti che la comunità gli assegnava:
In Italia: animatore missionario dei giovani e dei seminaristi, compito che ha assolto egregiamente e con grande sacrificio fino alla fine di maggio, quando ormai le forze gli mancavano e la malattia gli impediva di viaggiare, di parlare e di scrivere correttamente.
In comunità è stato eletto per sei anni Vice-Provinciale, avendo la fiducia di tutti i confratelli per la sua delicatezza e per il rispetto del cammino di ciascuno.
Ha aiutato la Comunità dei Laici Missionari Cattolici di Genova a rinnovarsi in un momento di crisi.
In Costa d’Avorio: formatore dei giovani catecumeni e dei giovani cristiani, degli insegnanti cattolici e dei seminaristi;
Appassionato della Prima Evangelizzazione, amava visitare i villaggi e rimanervi per qualche giorno; imparare la lingua delle varie etnie, conoscerne con rispetto e passione la loro storia e le loro tradizioni per poter più facilmente entrare in relazione.
Negli ultimi anni passati nella diocesi di Bondoukou, il Vescovo, oltre all’incarico di parroco della cattedrale, gli ha affidato quello di Vicario Generale della diocesi, con piena fiducia, anche se quest’impegno gli ha causato grandi croci.
5. Uomo di carità
P. Giacomo ha sempre abbinato l’Evangelizzazione con la Promozione umana e l’aiuto ai più poveri con grande spirito di carità. Per questo si era preso in carico alcuni bambini e bambine, giovani e adulti più poveri per il sostegno a distanza; soprattutto aveva accompagnato nel suo lavoro Grégoire per costruire i centri per i malati mentali abbandonati e incatenati nei villaggi. Questo impegno l’ha continuato sollecitando il sostegno di tante benefattori e comunità parrocchiali in Italia.
Vorrei terminare con le parole che gli sono state rivolte alla sua partenza da Bondoukou nel 2003: “La bontà, ecco una delle sue virtù!. Aiutare gli altri è un’attività che non lo stanca mai: moltiplica gli sforzi, è sempre in partenza. Dio è la sua unica preoccupazione. .E’ discepolo di Cristo Luce, insegnando il Vangelo diventa anche lui Luce per i suoi fratelli. Pesante è il fardello che ha portato. Immenso il lavoro compiuto!
Dio ve ne dia la ricompensa! “
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Hommage du père Renzo Rapetti
“GIACOMO - minore”
Vorrei qui accennare brevemente ad alcuni aspetti “minori” della sua poliedrica personalità, alcune doti e caratteristiche che esprimevano la sua ricchezza interiore:
La musica ed il canto: Giacomo ha sempre curato molto la sua preparazione musicale (diploma in Gregoriano all’Istituto “St Grégoire le Grand” a Lione; pratica del pianoforte-armonium-organo e qualche altro strumento; direzione del canto) ed ha aiutato, anche con una certa esigenza, le nostre e sue comunità religiose ed ecclesiali a pregare bene con la musica ed il canto.
Lo scoutismo: mamma Paola – assistita da Don Carlo Grammatica ed altri amici - ha instillato a tutti i suoi figli un grande coinvolgimento in questa associazione. Anche per Giacomo, lo scoutismo non era solo un metodo educativo e uno strumento di pastorale giovanile, ma era una “seconda fede” e tale è rimasto fino alla fine.
La radio: anche qui, sotto l’impulso di amici del suo paese, Giacomo è stato il primo di noi a conseguire il brevetto di radio-amatore e ad avere la rice-trasmittente, a Katiola. Il suo indicativo TU2PI è stato il primo a collegare le nostre missioni al vasto mondo dei radio-amatori, rendendo servizio alla missione, qualche volta anche in situazioni di emergenza.
L’Africa: Giacomo ha sempre avuto il culto dei valori africani in favore dei quali si è impegnato in modo permanete: ha imparato le lingue locali, ha raccolto e valorizzato le espressioni della cultura africana, molte delle quali sono poi state messe a disposizione della SMA nelle nostre case: dalla rinomata collezione di serpenti della Costa d’Avorio, oggetto della sua tesi in erpetologia, ai vari cimeli ora esposti nelle vetrinette di Genova.
L’attenzione: la pratica delle scienze naturali ha acuito una sua predisposizione naturale ad osservare, a stare attenti sia alle cose che alle persone: questo lo aiutava molto anche nelle relazioni interpersonali perché ricordava bene le caratteristiche, i volti ed i nomi, il che è molto importante, soprattutto in Africa.
L’amicizia e la fedeltà: (che non sono un “aspetto minore”) caratterizzavano il suo impegno in generale, nella pastorale, nell’educazione e nell’animazione missionaria, ma soprattutto verso i confratelli: non si sottraeva mai ad un servizio e non negava mai un aiuto; ringrazio il Signore di averne beneficiato in modo privilegiato per quasi cinquant’anni...
Grazie James,. e continua a volerci bene... “come prima più di prima”.
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